Il welfare aziendale ai tempi del Corona Virus: sicurezza, mobility management e work life balance

27-04-2020
Il welfare aziendale ai tempi del Corona Virus: sicurezza, mobility management e work life balance

Il welfare aziendale è diventato negli ultimi anni sempre più importante per le aziende e i lavoratori, in quanto concorre alla retribuzione del lavoratore con beni e servizi sempre più legati alle esigenze della popolazione aziendale. Ma con il Corona Virus i bisogni delle persone sono cambiati e quindi abbiamo chiesto ad Alessandra Scipioni, Direttore Commerciale di Assolombarda Servizi e convinta sostenitrice del Welfare aziendale, come e se dovrà cambiare il welfare aziendale.

Quale potrà essere per le aziende il nuovo paradigma organizzativo nel post Covid 19?

Da anni mi occupo di welfare aziendale, di benessere nelle organizzazioni. Mi sono interrogata in questo periodo di stravolgimento di tutte le priorità e le prospettive quale possa essere il nuovo paradigma organizzativo che consenta all’impresa di far stare bene le sue persone, che rappresentano il patrimonio dell’impresa, la leva che muove i risultati di impresa e la rende produttiva. Negli ultimi anni ho assistito in alcune realtà ad una monetizzazione del welfare, ad una corsa verso le forme di incentivazione il più simili possibile al denaro corrente. Ma in questi due mesi ho osservato altro: sono cambiate le priorità delle persone e di conseguenza devono cambiare rapidamente le forme incentivanti dalle imprese ai dipendenti perché siano efficaci.

Quali sono le aree in cui bisognerà concentrarsi di più?

La salute delle persone, fisica e psicologica, anche preventiva, si riscopre essere il pilastro principale. La sicurezza è percepita ora, e forse finalmente lo rimarrà per sempre dopo l’emergenza Coronavirus, come una priorità organizzativa e non come un obbligo da assolvere o un complesso di norme. Ma non solo. La mobilità delle persone. In Italia solo per le grandi imprese la figura del mobility manager è un obbligo di legge. Il tema della mobilità spesso è assente nelle PMI. Oggi, e per molto tempo ancora, invece, occuparsi di come e quando le persone raggiungeranno il posto di lavoro, entra nelle agende decisionali dei board aziendali. Per dirla in maniera pragmatica: oggi il costo del “non occuparsi degli spostamenti casa-lavoro” dei dipendenti è superiore a quello dell’occuparsene.

E lo Smartworking come entra in questo nuovo welfare?

Intanto bisogna fare una distinzione utile perché lo smartworking che stanno facendo in maniera forzata molte imprese è più simile all’home working che ha poco a che vedere con il lavoro agile. Lo smartworking e le competenze digitali sarà un tema importantissimo. Laddove le persone hanno esigenze di conciliazione familiare (un esempio su tutti: la gestione dei figli under 14 con scuole chiuse, aziende aperte, nonni in quarantena e babysitter bandite perché potenzialmente portatrici di Covid nelle mura domestiche!), il lavoro agile può davvero rappresentare una misura di conciliazione che fidelizza i talenti all’impresa e li rende produttivi, identificati con l’impresa che li considera nella loro interezza di esseri umani.

Ma lo smartworking, come dicevo all’inizio, non si improvvisa e nel piano della ripresa le aziende dovranno governarlo a 360 gradi (regolamenti completi e chiari, formazione dei people manager, work place strategy, cyber security, tecnologie abilitanti, …) per non subirlo e farlo diventare una leva strategico – competitiva.

Quali sono gli ingredienti fondamentali per un nuovo welfare?

In sintesi, la mia visione del nuovo welfare efficace, ai tempi del Coronavirus (e per molto tempo ancora…): sicurezza, mobility, work life balance.

 

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